Il mondo del terzo settore è un mondo soprattutto femminile. Femminile e non sempre femminista… questo è il tema complicato e sfaccettato, su cui abbiamo condiviso pensieri, esperienze e parole al Non Profit Women Camp, lo scorso 4 marzo.
Un evento dedicato al ruolo della donna nel Terzo Settore: una giornata in cui in una Torino soleggiata si sono incontrate donne e non solo che lavorano e contribuiscono con diverse professionalità al panorama del non profit in Italia.
Il Non Profit Women Camp è stata un’occasione importante per condividere pensieri, ottimismi, preoccupazioni e buoni propositi su un tema come l’uguaglianza di genere che merita l’attenzione e l’impegno di tutti. Più impegno. Lo dicono i numeri, che STEFANIA DOGLIOLI ha utilizzato per raccontare l’evoluzione della parità di genere nell’Unione Europea. Lo dicono le parole, che hanno bisogno di “sperimentazioni linguistiche che vadano al di là del maschile sovraesteso”, come dice SILVIA VACCARO. E lo dicono i ruoli di potere che ancora, purtroppo, sono di competenza quasi esclusivamente maschile: “Essere l’unica donna nella “stanza dei bottoni” può non essere facile. Non lo è arrivarci, non lo è restare senza snaturarsi o replicare dei modelli tossici di leadership.” FRANCESCA PANZARIN
Il filo conduttore di questa giornata, arricchita anche dall’intervento delle MAMMEDIMERDA, che tra il serio e il faceto hanno raccontato una quotidianità ancora troppo difficile per chi è madre, è stato quello dell’equilibrismo. La ricerca di un equilibrio che a volta sembra impossibile, tra vita professionale e privata, tra maternità e carriera, tra stipendio e dedizione alla causa.
È per questo, nel mese dedicato alle donne,, vorremmo fare un augurio speciale a tutti gli equilibrismi e gli equilibrist* del mondo. Chiunque si sia sentit* almeno una volta su una fune tesa, a fare equilibrismi faticosi e incredibili per far quadrare tutto, per tenere insieme un lavoro che appassiona o che pesa, una famiglia che grava o che collabora, una vita privata o pubblica.
Senza retorica, ma con convinzione, il nostro augurio a tutt* e per tutt* è quindi uno solo: che non ci sia più una fune sotto i vostri piedi.
Auguriamo a tutt* voi di poter correre a zig zag nelle vostre vite, di fermarvi per guardare ovunque vogliate, senza rischiare di cadere. Di tornare indietro o avanzare correndo, e non a piccoli passi con il fiato sospeso.
NB: Facciamo in modo che il cambiamento che vogliamo inizia dalle parole, strumenti potenti e importanti, capaci di superare le distinzioni di genere, non sempre necessarie: in questo senso, ogni asterisco presente alla fine di alcune parole in questo articolo è una scelta, di libertà.